Esiste una sola possibilità per evitare la completa estinzione dell’industria delle costruzioni in Sardegna: pagare i debiti dalla P. A nei confronti delle imprese sbloccando i 360 milioni di euro che giacciono nelle casse degli Enti Locali.
La condizione dell’industria delle costruzioni è sempre più drammatica.
Ma le imprese sarde che nel 2012 hanno fatto registrare un aumento del 30% dei fallimenti e una perdita complessiva di 22.600 addetti in soli cinque anni, non si rassegnano all’impoverimento generalizzato e all’inesorabile declino del comparto che rappresenta il 28% di tutti i settori industriali dell’isola.
Associazioni e imprese dichiarano perciò guerra ai ritardati pagamenti da parte della P. A. per le opere già eseguite ed al Patto di Stabilità interno e firmano un Position Paper con le priorità per affrontare l’emergenza nel settore dell’edilizia.
Lo ha detto stamattina l’ing. Maurizio de Pascale, rappresentante dei costruttori sardi aderenti all’ANCE, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche i Rappresentanti di Cna, Confartigianato, Aniem e sindacati che, unanimemente, hanno chiesto al governo regionale di adeguare i vincoli del patto di stabilità alle nuove entrate, la regionalizzazione del patto di stabilità entro il 31 maggio, un sistema di certificazione del credito che veda la RAS e non l’impresa quale garante finale verso le banche.
Hanno chiesto inoltre che la Regione si attivi perché il Governo nazionale, a seguito della disponibilità già manifestata dall’UE, adotti immediatamente i provvedimenti per il pagamento dei crediti pregressi.
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