Si è tenuto nei giorni scorsi, sede della Regione, un incontro sul Piano stralcio fasce fluviali tra l’Assessore dei Lavori pubblici, delegato dal Presidente della Regione, e gli amministratori di Decimomannu, Marrubiu, San Nicolò d’Arcidano, Terralba e Uta. “Ad oggi, dopo due anni di percorso, di confronti e di valutazioni degli studi proposti dai Comuni, il Piano stralcio deve essere adottato” – ha detto l’Assessore – “entro il 22 giugno prossimo, in base al decreto legislativo 49 del 2010, le mappe di pericolosità devono essere spedite inderogabilmente al ministero dell’Ambiente”. I sindaci hanno chiesto di prendere in considerazione le proprie osservazioni tecniche.
Il Piano, obbligatorio per legge, definisce le aree di salvaguardia dei corsi d’acqua principali della Sardegna, analizza 1200 chilometri di rete idrografica, interessa 280 Comuni isolani e prevede la perimetrazione per 115 centri urbani.
Nella Finanziaria 2013 per il rischio idrogeologico sono stati stanziati 28 milioni di euro e altri 23 milioni sono stati pianificati l’anno scorso. A queste risorse si aggiungono anche quelle europee accessibili una volta trasmessa la carta di pericolosità ed elaborato il piano di gestione delle alluvioni.
Il percorso di approvazione del Piano adottato dalla Giunta regionale è stato finalizzato prima di tutto al confronto con gli Enti locali. Dal 27 settembre al 7 ottobre 2011 si sono svolte le conferenze preliminari con il territorio per recepire osservazioni e istanze. A seguito di questa fase ed esaminate le indicazioni provenienti dalle amministrazioni locali, il Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino nella seduta del 3 settembre 2012 ha adottato preliminarmente il progetto del Piano. Subito dopo è iniziato il percorso, tracciato dalla legge regionale 19 del 2006, che porterà al varo definitivo.
“L’obiettivo finale è quello di ridurre gli eventuali vincoli e quindi di rivisitare gli indici di pericolosità per consentire alle amministrazioni locali di riappropriarsi del proprio territorio. Il Piano Fasce non rappresenta alcuna ipoteca definitiva per il futuro – ha concluso l’Assessore – ma deve essere una risorsa, lo strumento per restituire i territori alle popolazioni, nel pieno rispetto delle istanze locali e nella tutela irrinunciabile della sicurezza”.