E’ stato presentato lo scorso 17 febbraio dall’Ance Sardegna il VII Rapporto sul settore delle costruzioni in Sardegna, elaborato dal Centro Studi dell’Ance.
Lo studio ha evidenziato che, nonostante il perdurare della crisi, il comparto si conferma strategico per l’economia dell’isola: gli occupati costituiscono il 45,6% degli addetti dell’industria e l’8,4% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori economici.
La provincia del Medio Campidano risulta quella in cui è più alta la quota di occupati e rappresenta il 57,8% degli addetti dell’industria e il 13,4% dei lavoratori considerati nel complesso dei comparti produttivi.
In sette anni si stima per il comparto una perdita complessiva di circa 23.500 posti di lavoro nell’isola. Una tendenza negativa che si interrompe nei primi nove mesi del 2014 che segnano un aumento tendenziale dell’occupazione per il comparto delle costruzioni pari al 9,6% che si traduce in circa 4.100 posti di lavoro in più rispetto ai livelli del 2013. La crescita riguarda sia gli addetti alle dipendenze (+9,2%) che gli indipendenti (+10,4%). Si è rilevato un incremento degli occupati nei primi nove mesi del 2014 nei settori dell’agricoltura (+4,5%) e del commercio, alberghi e ristoranti (+6,6%). Il calo si ravvisa nell’industria in senso stretto (-10,9%) e negli altri servizi (-4,7%).
A causa del progressivo esaurimento della possibilità per le imprese di accedere agli ammortizzatori sociali, lo scorso anno, si è verificata una riduzione pari al 21,3%. Questo dato si riferisce alla flessione delle ore autorizzate relative alla Cig ordinaria (-13,4%) e in deroga (-47,1%) su base annua. Ha invece avuto un’impennata il ricorso alla cassa integrazione straordinaria (+23,8%) prevista in caso di crisi strutturale delle aziende.
Inoltre, dal 2009 ai primi nove mesi del 2014 si calcolano 378 fallimenti nel settore costruzioni pari al 9,3% del totale di quelli registrati nelle regioni del Sud e delle isole.
Per quanto riguarda il mercato abitativo, anche nei primi nove mesi dello scorso anno in Sardegna si è assistito ad una flessione nel numero delle abitazioni compravendute pari al 7,3%, (molto più contenuta, rispetto agli anni precedenti dal 2007 al 2013 i valori si erano ridotti del 54,9%) e una lieve crescita nel terzo trimestre pari allo 0,1%. Cagliari risulta l’unica città con il numero di compravendite in aumento per un valore percentuale pari al 7,1% nei primi tre trimestri del 2014, mentre negli altri comuni della provincia le unità compravendute risultano in calo del 2,4%.
Nell’area urbana di Cagliari i prezzi delle abitazioni hanno registrato un calo del 4,3% e, rispetto al picco del 2008, hanno avuto una riduzione media dei prezzi pari al 14,8%.
Per quanto riguarda il comparo dei lavori pubblici, si registra una diminuzione del 2,2% del numero dei bandi di gara e del 16,2% degli importi, mentre sono scarsi i segnali positivi, legati esclusivamente ai lavori messi in gara da Anas e Abbanoa. Buoni invece i dati delle province di Cagliari, Medio Campidano e Ogliastra, le uniche con il segno più negli importi dei bandi di gara, rispettivamente con +42,5%; 30,3% e 22,8%.
Dal Rapporto sulle costruzioni dell’Ance emerge un altro dato significativo: l’unico settore che abbia retto, segnando incrementi percentuali a due cifre, è quello delle ristrutturazioni e delle riqualificazioni. Le dinamiche relative alla richiesta di permessi per nuove abitazioni appaiono infatti tutte negative a partire dal 2006. A partire dal 2011, per effetto del Piano Casa, si è invece registra una forte accelerazione delle domande presentate per ampliamenti.
Peraltro, il Piano Casa è cessato nel novembre dello scorso anno e ad oggi non esiste ancora un provvedimento sostitutivo. Il disegno di legge 130, impropriamente denominato nuovo “Piano Casa”, detta delle regole di buon senso per il settore dell’edilizia, ma è ancora fermo in Consiglio regionale e probabilmente sarà varato soltanto a marzo.
Il studio affronta anche il problema dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, che mediamente sono pari a circa 6 mesi (182 giorni), pur risultando in leggera diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta tuttavia di tempi ancora troppo lunghi rispetto ai 60 giorni previsti dalla legge. In un tale contesto, l’introduzione del cosiddetto “split payment” –la norma della legge di stabilità che prevede il pagamento dell’I.V.A. direttamente all’Erario e non più alle imprese- aggrava ulteriormente la situazione delle imprese.
Anche il Patto di stabilità interno continua a rappresentare un forte problema: ammontano a 346,8 milioni di euro i pagamenti in conto capitale degli enti locali (72,8 milioni per le province sarde e 284 milioni per i comuni) ancora bloccati dal Patto in Sardegna. Nel 2012 erano 360 milioni di euro.
La Sardegna risulta in forte ritardo anche nella spesa dei fondi strutturali europei FESR 2007/ 2013 e si posiziona quart’ultima nella classifica nazionale. 400 milioni di euro risultano ancora da spendere nel 2015 e le iniziative per finanziare 70 milioni di euro di opere prontamente cantierabili appaiono tardive rispetto a quelle adottate da altre regioni.
La Sardegna, poi, ha speso solo il 2% dei circa 2 miliardi di euro di Fondo Sviluppo Coesione 2007/2013, posizionandosi al quindicesimo posto nella classifica nazionale.
Ulteriori opportunità molto importanti arriveranno anche dai fondi 2014/2020 che prevedono uno stanziamento complessivo di circa 4,7 miliardi di euro.
Inoltre, l’isola è una delle regioni italiane con la più bassa dotazione infrastrutturale, valutata secondo indicatori economici e sociali inferiore del 47,1%, rispetto al dato medio del Paese. Unica eccezione è rappresentata dai porti e dagli aeroporti.
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