L’incontro organizzato da Ance Sardegna Meridionale, con la numerosa partecipazione di imprese e amministrazioni appaltanti, è stato l’occasione per una prima analisi del Decreto correttivo approvato nei giorni scorsi dal Governo
Si è tenuto lo scorso 20 aprile l’incontro sul tema “Il decreto correttivo e i provvedimenti di attuazione del codice dei contratti pubblici” presso la sede della Confindustria Sardegna Meridionale.
Secondo Simona Pellegrini, Presidente dell’ANCE Meridionale, il codice degli appalti e il decreto correttivo non possono risolvere le difficoltà delle imprese che operano negli appalti, senza una riforma della Pubblica amministrazione e della finanza pubblica. Negativo anche il parere sui provvedimenti attuativi, sui tempi particolarmente lunghi di aggiudicazione degli appalti, e sul sorteggio per le procedure negoziali.
“Dal 2015 al 2016 il numero di appalti nell’Isola è crollato del 26%”, commenta Pellegrini, “ma anche peggiore è stato il risultato in termini di valore, con un -48%”. ANCE esprime perplessità sull’intera normativa in materia di appalti: “E’ vero che le norme da sole non possono risolvere la crisi del mercato, ma è anche vero che abbiamo bisogno di regole certe, in grado di combattere, attraverso i controlli, chi infrange la legge”.
Su alcuni aspetti si esprime positivamente sul decreto correttivo Federico Titomanlio, segretario generale dell’IGI (Istituto Grandi Infrastrutture). A partire dalla modifica dell’articolo 35 del codice dei contratti pubblici, che ridefinisce le soglie sugli appalti, proseguendo con i contratti sotto soglia: “la rotazione si applicherà sugli inviti e sugli affidamenti e non solo sugli inviti come in precedenza. La rotazione dovrà però essere adeguatamente motivata”. Individua però anche alcuni elementi negativi, come il mancato raggruppamento in un’unica disposizione delle norme che attengono allo stesso istituto, e l’impossibilità dell’affidamento diretto dei lavori sotto i 40.000 euro, prevista dall’articolo 36. Il rating di impresa invece non sarà più obbligatorio, “ma è facoltativo e diventa una sorta di merito in più da giocarsi in fase di qualificazione. Anche il soccorso istruttorio cambia pelle, poiché non sarà più a pagamento”. Infine, afferma Titomanlio, “con la riduzione della cauzione provvisoria si dà un aiuto anche alle Pmi”. Ma non solo. Cambia la possibilità di proporre il prezzo più basso, consentito fino ai 2 milioni di euro solo su procedure ordinarie e su progetti esecutivi”.
Per quanto riguarda il subappalto, il correttivo conferma che si possa subappaltare solo il 30% dell’intera opera. Questo punto è in contrasto con le norme ed i pronunciamenti della Corte di giustizia, che stabilisce che non possono essere messi limiti al subappalto.
Gianni Marco di Paolo, manager e partner dello studio Piselli&Partners, afferma che “Il limite del 30% dell’importo del contratto rappresenta un divieto allarmante anche secondo la Commissione europea, che giudica questa limitazione in netto contrasto con le norme e la giurisprudenza della Comunità europea” così come viene evidenziato nella nota inviata lo scorso mese di marzo dalla Commissione Europea al Governo italiano a seguito di un dell’esposto dell’Ance
“Il codice deve essere integrato dai provvedimenti attuativi, ossia le linee guida e i decreti ministeriali, in tutto oltre 50, che a mio parere si sono dimostrati fallimentari”, aggiunge Di Paolo. “Infatti, avendo oggi un decreto correttivo, alcuni atti andranno modificati per forza, e tra questi ci sono per esempio le linea guida sul sotto soglia. In questa situazione, bisogna rimboccarsi le maniche e capire come operare”.
Per quanto riguarda l’impossibilità dell’affidamento dei lavori sotto i 40.000 euro, dice “In passato era consentito l’affidamento diretto ma se adeguatamente motivato. Oggi però il decreto correttivo ha tolto la frase adeguatamente motivato, sostenendo che l’affidamento diretto è consentito senza previa consultazione di due operatori economici, ma in questo caso è comunque opportuno motivarlo. Questo non era scritto da nessuna parte, se non sulle linee guida dell’Anac. In alcuni casi l’atto diventa legge, in altri lo si stigmatizza. C’è troppa confusione”.